Si è posto alla guida in stato di ebbrezza, ha caricato una passeggera sulla sua moto nonostante questa fosse omologata per trasportare il solo conducente e, non bastasse, ha pure imboccato l’autostrada, con le inevitabili, drammatiche conseguenze: la trasportata è caduta dal veicolo ed è stata travolta e uccisa da tre auto che sopraggiungevano da dietro, lanciate a più di cento km all’ora.
A conclusione delle indagini preliminari sul tragico e assurdo incidente stradale costato la vita un anno fa, il 27 ottobre 2021, lungo l’A1 Milano-Napoli, a Ilona Hrytsayuk, di soli 26 anni (ne avrebbe compiuti 27 quattro giorni dopo), di origini ucraine ma residente da tempo ad Afragola (Na), il Pubblico Ministero della Procura di Napoli Nord, dott. Giovanni Corona, titolare del relativo procedimento penale, ha chiesto il rinvio a giudizio per L. C., 41 anni, di Arzano (Na), che si trovava appunto alla guida della Harley Davidson, la nota moto da strada tipo cruiser, su cui la vittima era trasportata, per il reato di omicidio stradale con l’aggravante di essersi messo alla guida in stato di ebbrezza alcolica. E riscontrando la richiesta, il Gup dott.ssa Donata Di Sarno ha fissato per il 29 novembre 2022, alle 10, presso il Castello Aragonese di Aversa (Ce) sede del Tribunale di Napoli Nord, l’udienza preliminare di un processo da cui i familiari della giovane, assistiti da Studio3A-Valore S.p.A., si aspettano giustizia.
Il sinistro si è verificato poco prima delle 2 di notte all’altezza della progressiva chilometrica 754+829 dell’A1, nel territorio comunale di Casoria. L’imputato stava procedendo in direzione Napoli-Caserta, sulla seconda corsia di marcia, quella centrale, sulla sua motocicletta con in sella anche la giovane passeggera quando all’improvviso quest’ultima è scivolata dal mezzo rovinando sull’asfalto e finendo per essere investita in una terribile sequenza da tre vetture che provenivano da tergo, prima una Fiat Panda il cui conducente, dopo l’impatto, è pure finito contro il new-jersey che separa le opposte carreggiate dell’autostrada, poi da una Renault Captur e infine da una Fiat 500. La ventiseienne ha comprensibilmente riportato politraumi devastanti, una fine orribile, data anche la velocità a cui viaggiavano le tre auto: in quel tratto vige il limite dei 100 km/h e in un caso almeno, quello della 500, si è potuto comprovare, attraverso i dati della scatola nera, che al momento dell’urto la macchina sfrecciava a 116 km/h.
La Procura, sulla scorta del rapporto trasmesso dagli agenti della Polizia Stradale di Napoli Nord che hanno effettuato i rilievi, ha subito aperto un fascicolo per omicidio stradale iscrivendo nel registro degli indagati sia il motociclista sia i tre automobilisti. I congiunti della vittima, per essere assistiti, attraverso l’Area manager Luigi Cisonna, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avv. Vincenzo Cortellessa, del foro di Santa Maria Capua Vetere.
Il Sostituto procuratore, oltre all’autopsia sulla salma della povera giovane, ha disposto anche una perizia cinematica per accertare la dinamica, le cause e tutte le responsabilità della tragedia incaricando a tal fine l’ingegnere forense Antonio Ciarleglio. Il consulente tecnico alla fine non ha ritenuto sussistere “comportamenti colposi nel determinismo dell’evento”, ritenuto per loro “improvviso e imprevedibile”, da parte dei tre automobilisti, addebitandone l’esclusiva responsabilità alla “condotta di guida imprudente e pericolosa del motociclista”, come peraltro già riscontrato dagli uomini della Polstrada che lo avevano pure trovato positivo all’alcol test, con un tasso alcolemico di 0,73 grammi per litro.
Di qui dunque la richiesta di processo nei suoi (soli) confronti da parte del magistrato inquirente, che gli imputa “colpa generica, avendo tenuto una condotta negligente, imprudente ed imperita”, per citare la richiesta di rinvio a giudizio, ma anche specifica, “avendo trasportato Ilona Hrytsayuk su un motociclo omologato all’utilizzo del solo conducente, conducendolo sotto l’effetto di bevande alcoliche e non evitando che la trasportava cadesse sull’asfalto”, con le tristemente note, fatali conseguenze: la Harley Davidson peraltro non era stata sottoposta a regolare revisione ed era stata anche “elaborata” in quanto, pur non essendo dotata di secondo sedile e di dispositivo di ritenuta per il passeggero, erano però presenti, evidentemente aggiunte ad hoc, le pedivelle per l’appoggio dei pied