30 Ottobre 2024 - Aggiornato alle 19:04
CRONACA

Salerno: Omicidio in carcere

19 Luglio 2024 14:36 — Di Giacomo (S.PP.): E' il terzo dall’inizio dell’anno, non ci resta che rivolgerci alla Corte Europea dei diritti dell’uomo.

"Nelle carceri non solo i suicidi ma anche gli omicidi sono il segno più evidente che lo Stato ha ammainato bandiera bianca. L’omicidio di un detenuto magrebino nel carcere di Salerno ad opera di un connazionale è il terzo dell’anno. In precedenza omicidi sono avvenuti a Poggioreale il 4 gennaio e ad Opera-Milano il 20 aprile".

Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. che aggiunge: nei penitenziari le liti e gli atti di violenza tra detenuti sono pressoché quotidiani con il personale che, correndo pericoli per la propria incolumità, deve fare l’impossibile per evitare conseguenze gravi.

"Non possiamo più tollerare – afferma Di Giacomo – che le carceri italiane siano diventate peggiori persino di quelle sudamericane ed africane nelle quali la vita umana dei detenuti e del personale è sempre a rischio. Lo abbiamo già denunciato: questi sono segnali che prima o poi ci scapperà il morto anche tra gli agenti. Ogni nostro appello viene ignorato. Per questo il Sindacato di Polizia Penitenziaria si rivolgerà alla Corte Europea dei diritti dell’uomo perché apra una procedura di inchiesta contro lo Stato Italiano sul mancato rispetto dei diritti inviolabili all’incolumità personale e alle condizioni di lavoro del personale penitenziario italiano e contro le discriminazioni nel godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Non si può agitare il ricorso all’organismo dell’Unione Europea a senso unico, quello dei detenuti, ignorando o fingendo di ignorare che gli agenti penitenziari sono sottoposti a condizioni di autentica tortura per le aggressioni e le violenze che subiscono quotidianamente – circa 1800 episodi nei primi sei mesi dell’anno – con una media di 5 al giorno; di queste un terzo hanno prodotto prognosi di oltre 8 giorni ma in 150 casi sono state superiori ai 20 giorni. Si va anzi affermando la tesi che chi lavora in carcere per assicurare la legalità deve “per forza” incorrere in rischi considerati come normalità per il lavoro che si fa. Dopo aver sollecitato in numerosissime occasioni e con mobilitazioni e proteste l’Amministrazione Penitenziaria ad intervenire con provvedimenti adeguati assumendo la propria responsabilità, per quanto accade non ci resta che rivolgerci alla Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha già più volte emesse sentenze di condanna dello Stato Italiano per il trattamento dei detenuti ed è quindi ora che si occupi anche del personale penitenziario. E lo faremo con una clamorosa manifestazione di protesta”.

19 Luglio 2024 14:36 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio 2024 14:36
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