Napoli, 09/05/2014 - "Se la non violenza consente di combattere i meccanismi di oppressione e di ingiustizia senza cadere prigionieri della spirale brutale della violenza, è mia intenzione portare all'attenzione dei presenti le azioni di violenza simbolica che avvengono a Napoli." E' quanto scrive Marcello Mottola del gruppo Portosalvo giovani. "Il concetto di violenza simbolica, introdotto nel 1970 dal sociologo francese Pierre Bourdieu, si riferisce alle forme di violenza esercitate non con la diretta azione fisica, ma con l'imposizione di una visione del mondo, dei ruoli sociali, delle categorie cognitive, delle strutture mentali attraverso cui viene percepito e pensato da parte dei soggetti verso individui diversi da loro. Può sembrare una forma di violenza 'dolce', invisibile, invece essa viene esercitata con il consenso inconsapevole di chi la subisce e nasconde i rapporti di forza sottostanti alla relazione del contesto. La città di Napoli, il cui centro storico è Patrimonio Mondiale dell'Umanità dal 1995, vede circa il 90% dei monumenti presenti nelle 4 municipalità Unesco, costantemente imbrattati da spruzzi delle bombolette spray che oramai si sono estesi a macchia d'olio in quasi tutti i luoghi dell'arte. E' oggi possibile percorrere un vero e proprio itinerario di 'graffitismo vandalico' attraverso il quale si possono visionare tutti i luoghi maggiormente colpiti da graffiti. Questo il percorso da me ricostruito: piazza Dante, Port'Alba, Piazza Bellini, Campanile Basilica San Lorenzo Maggiore, Chiesa del Gesù Nuovo, Chiesa di Santa Chiara, Fontana di Monteoliveto in Piazzetta Trinità Maggiore, la Chiesa di Sant'Eligio Maggiore in piazza Mercato. Sia ben chiaro, non sto parlando del Graffiti writing che è un movimento sociale, artistico e culturale a tutti gli effetti, il quale costituisce arte contemporanea, in grado di riqualificare i luoghi e gli spazi cittadini. A essa appartengono artisti di fama mondiale come Jean-Michel Basquiat o Keith Haring che devono la loro fortuna proprio a questo movimento artistico. Mentre il Graffiti writing si basa sull'espressione della propria creatività, attraverso un serio lavoro di ricerca e di responsabilità nella scelta del supporto sul quale applicare la propria pittura, il puro atto vandalico d'imbrattamento, che con l'arte non ha nulla a che fare, può assumere in taluni casi una formula aberrante. Cosa accade nella città di Napoli? In una parte della città partenopea questi atti vandalici rappresentano vere e proprie attività di marcamento del territorio urbano che mirano al controllo dei quartieri e che sono collegate con altre forme di violenza, quelle sì fisiche! L'esempio emblematico è la scritta Mastiffs. Tale termine fa la sua prima apparizione, su edifici pubblici e privati, all'inizio del 2004 quando con la vernice blu vengono imbrattati i palazzi storici nei dintorni di piazza Bellini. I Mastiffs sono un nucleo facinoroso di 800 ultrà, proveniente dai quartieri San Lorenzo e Montecalvario, che affollano la curva dello stadio San Paolo. Tra novembre e dicembre 2007 questo gruppo di ultrà armati di bomboletta spray ha condotto un' offensiva massiccia contro le chiese del centro storico della città di Napoli. Il primo ad essere stato colpito è il campanile della Basilica di San Lorenzo Maggiore, una delle chiese più antiche della città, dove è stato scritto un graffito a caratteri cubitali di color arancione che reca la scritta Mastiffs. Il bersaglio non è casuale, infatti la chiesa si trova proprio di fronte alla sede della IV Municipalità del Comune di Napoli. Il raid si è poi protratto con le stesse modalità poche settimane dopo, quando lo scempio è stato perpetuato sulla facciata di Santa Maria del Rifugio. Nel corso di questi anni le scritte Mastiffs si sono moltiplicate, arrivando persino a 'marcare' strutture dell'amministrazione locale, piazze antistanti ad ospedali o ingressi d'istituti d'istruzione (come l'Accademia di Belle Arti dove il graffito raggiunge le dimensioni di 2 metri di altezza x 5 metri di lunghezza). Quasi a voler sottolineare la loro leadership sul controllo di questa zona della città, le azioni dei Mastiffs non si fermano. Ma si tratta sempre di aree poste a stretto regime di tutela, protette dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e dall'investitura internazionale dell'Unesco? Eppure passeggiando oggi per le strade dei presepi ed in via Tribunali le scritte imperano ancora ... Com'è possibile? Tali 'graffitari' non migliorano di certo la realtà, anzi sottolineano la volontà di gruppi di facinorosi di sostituirsi allo Stato nella gestione del territorio e di dettarne le regole: ed ecco che la violenza simbolica diventa attiva. Si susseguono episodi di pestaggio ai danni di omosessuali avvenuti a piazza Bellini, raid notturni, simili a quello del 14 ottobre 2009, quando è stato appiccato un rogo sul sagrato della chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta. Queste scritte sono un atto violento prima di tutto contro lo Stato e le istituzioni locali, le quali non riescono neanche a garantire la rimozione delle stesse scritte, figuriamoci la sicurezza delle comunità che abitano in zona. Se è vero che i graffiti sono le tracce di un linguaggio trasversale sparse nella comunicazione di massa, tale linguaggio non è altro che di protesta, di rabbia e di teppismo volto a dare il ben servito alle istituzioni latitanti. A cinque anni dal primo atto di violenza simbolica, nulla è stato fatto. Nessun segnale è stato lanciato, eccetto quello dell'abbandono! La sfida provocatoria dei Mastiffs alle istituzioni sembra essere stata vinta da quest'ultimi. Così Napoli perde il suo primo quartiere conquistato dagli ultrà!"

