Il parto era riuscito, il piccolo Antonio stava bene, ma poi, improvvisamente, una misteriosa infezione batterica lo ha stroncato in ospedale, gettando nella disperazione i suoi genitori, una coppia di Torre del Greco che, non riuscendo a capacitarsi della tragedia, si è rivolta a Studio3A e ha presentato un esposto alla magistratura, puntualmente riscontrato. La Procura di Napoli, per il tramite del Pubblico Ministero dott.ssa Federica D’Amodio, dopo aver aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario per la morte di un neonato di tre giorni avvenuta mercoledì 15 maggio all’ospedale Monaldi, ora ha disposto anche l’autopsia sul corpicino del bimbo e iscritto nel registro degli indagati, anche come atto dovuto per dare loro modo di nominare eventuali consulenti di parte per gli accertamenti tecnici non ripetibili, tre medici, il ginecologo che ha seguito la mamma durante la gravidanza, C. C., 56 anni, di e con studio nella stessa Torre del Greco, N. N., 75 anni, di Salerno, responsabile del Nido della divisione di Ostetricia e Ginecologia della Clinica Stabia di Castellammare, dove Antonio è venuto alla luce, ed E. V., 61 anni, di San Giorgio a Cremano, pediatra.
Il bambino era nato il 13 maggio, come detto presso la clinica Stabia: la mamma, 28 anni, avendo raggiunto le 41 settimane di gestazione, dopo una gravidanza regolare, domenica 12 maggio era stata ricoverata per indurle il travaglio, ma non è servito in quanto nella notte seguente le contrazioni, che non arrivavano, sono sopraggiunte in modo naturale, come naturale è stato il parto che alle 8.48 ha dato alla luce il piccolo Antonio. Come riferito dal padre, 35 anni, nella sua denuncia, a parte un rossore all’altezza della nuca dovuto all’applicazione di una ventosa per facilitare la nascita, il neonato, a detta dei medici, godeva di ottima salute: anzi, proprio per tranquillizzare i genitori che, preoccupati che il figlio potesse aver riportato danni cerebrali, avevano chiesto lumi in merito alla problematica legata al rossore e alla forma ovalizzata del capo, Antonio era stato sottoposto dai pediatri della clinica a un’accurata serie di test a cui aveva risposto perfettamente, e mangiava regolarmente.
Ma alle 5 del mattino del giorno successivo, martedì 14 maggio, alla mamma, che era andata a prelevare il figlioletto dal nido, è stato risposto che il piccino presentava una “febbre” e doveva essere condotto in un ospedale più attrezzato. Da qui è iniziata la via Crucis del bimbo, trasferito inizialmente, in ambulanza, al vicino San Leonardo di Castellammare dove i pediatri hanno subito riferito al papà, accorso al capezzale del piccolo, che il bimbo era arrivato già in condizioni molto gravi, con convulsioni, tachicardia, problemi respiratori e anche emorragie interne. E la febbre era salita a 40 gradi. Il neonato è stato ricoverato nella terapia intensiva pediatrica, intubato e sottoposto a drenaggi e trasfusioni, e i dottori, sospettando che avesse in corso una grave infezione che stava provocando il collasso di tutti gli organi interni e vitali, hanno iniziato una massiccia cura antibiotica, che tuttavia non dava gli effetti sperati.
Nel dubbio che i problemi del neonato potessero essere legati anche a una cardiopatia, il piccino nella notte tra il 14 e il 15 maggio è stato quindi nuovamente trasferito, all’ospedale Monaldi di Napoli, centro specializzato per la cardiologia prenatale, dove però i medici hanno escluso problematiche di natura cardiaca, confermando però l’estrema gravità della situazione e assicurando ai genitori che stavano facendo tutto il possibile per cercare di identificare questa infezione, di cui non riuscivano a capire nemmeno l’origine, e che nel frattempo continuavano a somministrare al bambino una cura antibiotica ad ampio spettro: una sepsi di natura batterica, come sarebbe poi emerso dai risultati degli esami, arrivati però ormai troppo tardi. Nel pomeriggio di mercoledì 15 maggio, infatti, le condizioni di Antonio sono precipitate, il bimbo ha subìto diversi arresti cardiaci e alla fine i sanitari si sono dovuti arrendere.
Sconvolti dalla perdita del loro piccolo, non riuscendo a capacitarsi di come il loro figlioletto, che stava bene, all’improvviso, nel giro di poche ore, possa essersi aggravato a tal punto, e non riuscendo, soprattutto, a capire come possa aver contratto quel batterio-killer, preso giocoforza all’interno della clinica Stabia non essendo stato il bebè, prima, in altri luoghi, i suoi genitori hanno deciso di fare piena luce sui fatti. Attraverso l’area manager per la Campania, dott. Vincenzo Carotenuto, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, in collaborazione con l’avv. Vincenzo Cortellessa del foro di Santa Maria Capua Vetere, e il papà, la sera dello stesso 15 maggio, ha presentato denuncia querela presso la stazione dei carabinieri di Torre del Greco, esponendo nel dettaglio tutte le circostanze e chiedendo all’autorità giudiziaria di accertare le esatte cause del decesso del neonato ed eventuali responsabilità da parte dei sanitari e delle strutture che lo hanno avuto in cura.
Richiesta riscontrata dalla Procura partenopea con particolare riferimento alla dott.ssa D’Amodio, che ha aperto un fascicolo d’indagine e, dopo aver posto sotto sequestro, acquisito e vagliato le cartelle cliniche, ha spiccato i primi provvedimenti, con l’iscrizione nel registro degli indagati di tre medici che hanno seguito il piccino e la sua mamma e la disposizione dell’esame autoptico e di quelli istologici, per il quali il Sostituto Procuratore ha nominato un pool di ben quattro propri consulenti tecnici: il medico legale dott. Alfonso Maiellaro, il pediatra neonatologo dott. Giovanni Sica, il ginecologo dott. Pasquale Martinelli e l’anatomopatologo dott. Noè De Stefano. L’incarico sarà conferito nel pomeriggio di oggi, mercoledì 22 maggio 2024, alle ore 14.30, presso il nuovo palazzo di Giustizia di Napoli. E Studio3A metterà a disposizione dei suoi assistiti un proprio consulente tecnico medico legale per la valutazione del caso. Una volta ultimato l’esame il Pm rilascerà il nulla osta per la sepoltura e i congiunti del piccolo Antonio potranno fissare la data dei funerali.