“La risposta al decreto “carcere tutto come prima” varato ieri dal Consiglio dei Ministri è la 52esima vittima: è il detenuto di 35 anni di Livorno che si trovava in coma dopo il tentato suicidio avvenuto tra il primo e il 2 luglio ed è deceduto oggi. Altro che “ventata di ottimismo”. Lo stillicidio continua e nel provvedimento sbandierato per una sorta di risposta alle emergenze del sistema penitenziario non c’è proprio nulla destinato a cambiare qualcosa in questa estate nerissima per le carceri italiane, per i detenuti e per i servitori dello Stato”.
Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP., che per due giorni ha protestato in catene davanti gli uffici del Ministro Nordio: “La protesta che ho inscenato, in forma decisa e forte, sarà servita sicuramente ad accelerare i tempi del decreto carceri ma ci aspettavamo uno scatto di responsabilità che non c’è stato. Nei contenuti però siamo ancora lontani dall’accoglimento delle nostre proposte per affrontare con strumenti efficaci l’emergenza che ha toccato livelli mai registrati in passato in tutti gli istituti penitenziari del Paese”. “L’impegno di assunzione di 2 mila agenti, un contingente in buona parte già previsto dal piano assunzioni per il biennio 2025-2026 – aggiunge Di Giacomo – è legato alla modifica di alcune disposizioni in materia di formazione degli agenti di polizia penitenziaria, oltre a modifiche sulla disciplina relativa agli incarichi di livello dirigenziale nel Ministero della Giustizia. Siamo in attesa di conoscere in dettaglio le modifiche introdotte che ci auguriamo accolgano i rilievi che abbiamo presentato sulla riduzione del periodo di formazione dei nuovi agenti del tutto insufficienti per far fronte alle sempre più difficili condizioni di lavoro. Si tratta complessivamente di provvedimenti solo paliativi come le misure per la semplificazione e velocizzazione delle procedure per concedere la libertà anticipata ai detenuti che ne abbiano il diritto, che per altro potevano essere definite da tempo. Sull’istituzione di un albo di comunità che potranno accogliere alcune tipologie di detenuti - come quelli con residuo di pena basso, i tossicodipendenti e quelli condannati per determinati reati - dove potranno scontare il fine pena, siamo in attesa di conoscere l’attuazione pratica e i risultati che saranno raggiunti. Quanto all’ incremento del numero dei colloqui telefonici settimanali e mensili si prende atto che non si è capaci di contrastare la diffusione di telefonini. Troppo poco per dare risposte alle nostre sollecitazioni. Per questo non smobilitiamo e continueremo a vigilare sulla fase di attuazione del decreto e a tutelare il personale penitenziario che non ce la fa più a reggere il peso di responsabilità per conto dello Stato che, evidentemente, con il piccolo decreto pensa di aver dato soluzioni alle grandi e diffuse emergenze del sistema penitenziario”.