Nell’immaginario dell’uomo antico l’animale era molto presente nella vita quotidiana dei centri abitati situati in prossimità delle terre di lavoro di produzione agricola, di caccia e di pascolo. Nel mondo antico gli animali sono presenti nelle credenze popolari, nelle superstizioni, nei proverbi, nelle favole, nei riti magici e in quelli sacri, nei miti, negli spettacoli, negli oracoli e persino nei sogni degli antichi.
Tra gli animali mitologici più famosi non troviamo solo i draghi. L’uomo ha creato animali mitologici terreni, acquatici e alati tutti dalle straordinarie capacità. Ce ne sono tantissimi: dai serpenti ai leoni, dalle capre alle aquile, dai cavalli ai lupi, dal serpente d’acqua capace d’inghiottire un elefante al Nian dalle caratteristiche mostruose abitante negli abissi dei mari e così via. Spesso si tratta di animali fantastici non reali frutto dell’immaginazione, alterata con molta probabilità da sostanze psicoattive, probabilmente da religiosi dell’epoca, stregoni, curatori, sciamani e così via.
Nei miti che raccontano l’età delle origini i racconti oscillano fra due opposti: uno ci parla di animali selvaggi e pericolosi da cui difendersi e sbarazzarsi per affermare l’ordine della civiltà umana ed altri in cui raccontano di tempi in cui c’era perfetta concordia tra animali e uomini.
Fra i racconti del primo tipo ci sono le imprese di eroi come Eracle e Teseo che disinfestarono la terra da animali mostruosamente nocivi. Al contrario è nei miti dell’età dell’oro che le virtù naturali degli animali fanno da contraltare alla critica verso i comuni difetti dell’uomo. Un esempio di racconto del secondo tipo vi è il giambo di Callimaco in cui si narra come uomini ed animali comunicassero tra loro fino all’intervento di Zeus, il quale tolse la parola agli animali per concederla completamente agli umani: ecco perché gli umani abbondano nel parlare, spesso parlando a vanvera.
Domenico Esposito