I riti dionisiaci, Orazio, i poemi cavallereschi, i poeti maledetti, Pablo Neruda e persino Ippocrate, antico uomo di scienza, consideravano il vino come ausilio indispensabile per ogni malanno. Forse nato casualmente, come alimento e bevanda il vino ha rappresentato fin da subito un tema proprio dell’uomo insostituibile fonte di allegria, spensieratezza, salute, cultura, tradizione, poesia, ed elevazione spirituale, aspetti che sono, tutt’oggi, vividi e pieni di fascino, che inevitabilmente abbracciano la sfera del benessere personale e territoriale.
Già nel Neolitico (IX millennio a.C) il vino veniva utilizzato come bevanda. Reperti archeologici testimoniano che già cinquemila anni fa si produceva vino su larga scala e il territorio italiano dalla Toscana alla Campania, dalla Puglia alla Sicilia, dal Veneto al Trentino si produceva buon vino per la terra fertile e facilmente coltivabile.
Probabilmente il nome vino risale al termine sanscrito Vena, che significa amare e da cui sarebbe derivato anche il latino Venus, il nome della Venere. Il verbo sanscrito, a sua volta, deriverebbe da un’antica radice indoeuropea wino, cui sarebbero legati anche i termini greci oinos e voinos. Quindi sembrerebbe il Medio Oriente l’origine del termine linguistico, così come la vite, si propaga dal Nord Africa e, più precisamente, in Egitto. Intorno al 5000 a. C. la Vitis Vinifera è presente in Mesopotamia, ma furono gli Egiziani i maestri e i depositari delle prime tecniche di viticoltura.
A Lesbo il poeta Alceo nel VII sec. A. C. così scrive: <<…il figlio di Zeus e Semele diede agli uomini il vino per dimenticare i dolori…>>
Platone, il grande filosofo delle idee, uomo di sobri costumi, ma di raffinata sensibilità, esortava gli anziani a fare uso di vino: <<… ma quando un uomo entra nel suo quarantesimo anno (a quei tempi un uomo a quarant’anni era vecchio) può invocare gli dei, e in particolare invitare Dionisio a partecipare al sacro rito dei vecchi, e anche alla loro allegrezza… il vino, il rimedio contro i malumori della vecchiaia…>>
Innumerevoli sono i riferimenti al vino nella Bibbia. In Qoelet, 9 secondo cui Dio stesso ha dato all’uomo il vivo: <<…bevi il tuo vino con il cuore lieto>>
In Salmi, 104: <<Signore mio Dio, quanto sei grande!... Fai crescere il fieno…e il vino che allieta il cuore dell’uomo>>
Infine in Giovanni, 2 Nozze di Cana, il vino è l’oggetto del primo atto della vita pubblica di Gesù: <<… Tutti servono da principio il vino buono e, quando si è già bevuto molto, servono quello meno buono, tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono…>>
L’esegesi di questi versetti svela quanto tutto il senso della parola, della vita, dell’umanità e dell’esperienza del Cristo sia inserito nella simbologia del vino.
Celebrare il vino è un motivo comune di tutte le epoche fino ai giorni nostri. Non si può celebrare messa senza vino.
La qualità della vita per certi versi è direttamente proporzionale ai livelli di raffinatezza che oggi si sono raggiunti nel produrre e nel consumo consapevole del vino. Un benessere che può determinare stili di vita equilibrati e rispettosi della natura. Gli eccessi legati al mondo del vino e al suo consumo testimoniano invece una società ideologicamente squilibrata tendente alle disuguaglianze sociali, altro aspetto che ha accompagnato la cultura del vino durante i secoli, fin dal momento in cui l’uomo si è reso conto dell’importanza di questa piacevole bevanda dai principi attivi straordinari.
Domenico Esposito