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I CONSIGLI DEGLI ESPERTI

Social Network: Come riconoscere le insidie della Rete e aumentare la tua consapevolezza

03 Agosto 2017 16:30 — I social network se ben utilizzati sono utili: forniscono straordinarie possibilità di analisi e approfondimento della realtà e soprattutto consentono di comunicare, entrare in relazione con altri e non sempre solo in modo superficiale.

I social network sono delle vere e proprie piazze virtuali che espandono la nostra possibilità di comunicare. L'uso dei social ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni e coinvolge un numero sempre maggiore di popolazione: la conoscenza di Facebook e YouTube è massima tra i giovani di 14-29 anni. Da una ricerca condotta da Microsoft su 14mila utenti in 11 paesi europei (tra cui l'Italia), presentata in occasione del Safer Internet Day 2010, ovvero la giornata europea per la sicurezza in Rete, emerge che giovani e genitori non hanno sufficiente consapevolezza dei pericoli che si incontrano su Internet. Secondo l’indagine il 79% dei teenager europei oggi ha almeno una propria pagina su un social network e il 43% ritiene sia pienamente sicuro postare e condividere informazioni personali attraverso i social media. Ecco perché quasi due terzi dei teenager europei (63%) sono stati contattati online da sconosciuti, una percentuale che sale al 73% in Italia, la più alta tra i diversi paesi. Non solo: più del 46% dei ragazzi spesso, spinto dalla curiosità, risponde a persone non fidate.

Nonostante queste evidenze, il 59% dei genitori si dichiara sereno sulla navigazione in Rete dei propri ragazzi. Tanto che ben il 40% dei genitori italiani non ne controlla i movimenti online o i post pubblicati, mentre solo 1 su 10 dei ragazzi italiani ha un sistema di parental control installato sul proprio computer (12%) o utilizza Internet in soggiorno anziché nella propria camera da letto (15%).

I Pericoli della Rete

I rischi connessi all'uso inconsapevole e poco attento dei social sono molteplici:

  • Un primo fondamentale problema riguarda la scelta delle informazioni personali da condividere. I social network sono strumenti che danno l'impressione di uno spazio personale, o di piccola comunità. Nei social network è infatti esaltata una delle caratteristiche chiave del Web 2.0, cioè la partecipazione, l'interesse attivo dei membri a trovare amici e coltivare relazioni. Si tratta però di un falso senso di intimità che può spingere gli utenti a esporre troppo la propria vita privata, a rivelare informazioni strettamente personali, provocando "effetti collaterali" anche a distanza di anni, che non devono essere sottovalutati. Infatti, una volta caricata in Rete una fotografia, un video, un file audio, chiunque può copiare quel file sul proprio computer e poi diffonderlo a sua volta. Per questo, anche se si cancella la propria copia del file, è possibile che ne esistano altre.
  • Un altro pericolo diffuso all'interno delle reti di relazioni online sono i falsi profili, cioè persone che si spacciano per altre, dichiarando età, sesso, identità diversi dalla realtà.
  • I social network sono anche terreno fertile per i cyberbulli che scattano e trasferiscono in Rete fotografie imbarazzanti, oppure prendono di mira un utente, allontanandolo dalle discussioni con parole offensive, originando situazioni a volte tragiche. La Rete è un potente amplificatore delle informazioni e consente di comunicare in modo veloce e capillare: un vantaggio che può trasformarsi in problema, quando il contenuto diffuso è dannoso.

La caratteristica dei social network nell'essere acceleratori e organizzatori di relazioni e socialità non deve però spaventarci se, come accade nella maggior parte dei casi, tali relazioni e socialità hanno il vantaggio di arricchirsi di affettività e significati profondi. Anche i social network quindi ben utilizzati sono utili: forniscono straordinarie possibilità di analisi e approfondimento della realtà e soprattutto consentono di comunicare, entrare in relazione con altri e non sempre solo in modo superficiale.

Oggi il Dott. Claudio Basile, Presidente di “Aepasm” (Associazione Europea di Psicoterapia e Antropologia Sociale e Medica)a Napoli, psicologo clinico, psicoterapeuta ad indirizzo fenomenologico-analitico e antropologo che si occupa, oltre alla pratica clinica, di connessioni tra nuovi media, arte e discipline psicologiche ed antropologiche, risponde alle nostre domande per aiutarci a sfruttare al meglio le opportunità connesse al web, scongiurando i pericoli di una navigazione inconsapevole.

Si può parlare di realtà riferendosi a quanto avviene sui social network?

Il concetto di 'realtà' non è così semplice da definire, per cui, potremmo servirci delle differenza che il filosofo francese Gilles Deleuze opera a proposito della relazione tra ciò che esperiamo materialmente e 'vivamente' (che lui definisce 'Attuale', la realtà condivisibile 'de visu'), ed il Virtuale (quella capacità di entrare in connessione con altri soggetti umani, attraverso delle 'protesi', degli 'pseudopodi' elettronici, che fanno sì che si abbia una sorta di contatto, ma, attualmente, senza 'tatto', senza incontro dei corpi).

Possiamo considerare l'ambiente virtuale dei social alla stregua di un qualsiasi altro contesto sociale in cui ci muoviamo?

Anche questo è di difficile definizione, in quanto il suffisso 'sociale', indicherebbe di un soggetto umano (o di altra specie), un suo vissuto in comunità bene strutturate, nel solco di quello che il filosofo greco Aristotele chiamava 'zoon politikon' ('animale sociale'), quindi un'appartenenza chiara e precisa ad un gruppo, che si lega per determinate 'coordinate' antropologiche, storiche e politiche, non sempre rinvenibili così chiaramente nella dimensione del Virtuale (molto più eterogenea, seppur divisa, spesso, in sottogruppi più affini per qualcosa di specifico);

In che modo la realtà virtuale e le emozioni di un soggetto entrano in contatto?

Qui si entra un po' più nel vivo della questione, poiché le emozioni (dal lat. 'emovere', ossia 'ex'=fuori, e 'movere'=muovere), sarebbero appunto, un 'movimento', cognitivo,  affettivo, sociale di un soggetto verso uno o tanti altri, così da poter entrare in diretto contatto con gli ambiti più intimi di una persona, e, quindi, non sempre direttamente esperibile attraverso una dimensione virtuale, se non immaginando qualcosa che sembri, assomigli, ad un'emozione vera, ma alla quale mancano i tratti dell'incontro di 'carne' e 'spirito' che necessiterebbero per poter essere proficuamente condivise.

Si va incontro ad un nuovo modello di relazione?

Probabilmente, si sono effettivamente creati nuovi 'modelli' relazionali, ma non sono sempre così efficaci e salubri, perché, spesso, entra in gioco un 'circuito' immaginario che enfatizza molto le possibili relazioni che si vengono a creare tramite i social network, lasciando però, all'atto di una eventuale conoscenza simbolica, ossia reale, l'amaro in bocca. perché si erano create attese eccessive rispetto all'incontro poi accaduto, e ciò comporta una quota di dispiacere, di sofferenza, o, peggio, di disillusione che andrebbe evitata ab origine.

Come incide nelle nostre vite l'uso massiccio e smodato dei social network?

Oggi, l'utilizzo 24h dei social network ha certamente modificato molte delle abitudini presenti nel Legame sociale tra le persone. L'uso forte del mezzo eidetico (fotografico) per ritrarre se stessi, da soli o in gruppo (i 'selfies') in ogni dove (a scapito, sovente, anche della qualità del vissuto esperenziale relativo al proprio tempo libero), il continuo messaggiarsi anche o soprattutto con soggetti sconosciuti (varie 'friendships' virtuali), il narrare cose anche intime sui propri profili (in luogo di declinare tale narrazione verso le figure di riferimento affettivo), hanno portato un certo cambiamento nelle abitudini soggettive di molti, non sempre in modalità migliorativa (anzi, spesso, si assiste ad un incipit aggressivo più verso situazioni che sono rappresentate solo nel Virtuale, che nella vita quotidiana, una sorta di 'catarsi' mediatica che non si palesa come buon modello di riferimento relazionale).

Che pericoli corrono gli adolescenti?

Il discorso per i soggetti ancora adolescenti è molto complesso, perché ha a che fare con questioni quali l'identificazione, la dipendenza, la sostituzione del simbolico relazionale con un vivido immaginario virtuale (che potrebbe diventare una vera altra 'realtà', da vivere in luogo di relazioni sia amicali che affettive vere, dando così origine a comportamenti non attinenti alla personalità del soggetto in questione, che potrebbero anche lasciare un 'segno'). E' vero anche che molti ragazzi, grazie ai social network riescono, spesso, ad uscire fuori da talune difficoltà caratteriali che magari spingerebbero loro ad essere più solitari, più riservati, meno inclini al vivere la tipica gruppalità di quel range di età (gruppalità certo non ancora bene definita, ma che serve a definire il proprio carattere, le proprie spinte pulsionali e a 'costruire' l'incipit di un futuro 'percorso' relativo allo sviluppo soggettivo, sia cognitivo che affettivo).

Qual è l'atteggiamento più opportuno che un genitore dovrebbe adottare per prevenire le insidie che si annidano nei social?

Non esistono 'ricette' o grandi consigli da dare ai genitori per far sì che un social non 'catturi' troppo, in senso negativo, i propri figli. Sicuramente, ciò che può fare da buon viatico è il precedente rapporto reale tra di essi, e quindi la possibilità di un dialogo sempre aperto su tutto (anche su argomenti che potrebbero sembrare tabù), in quanto ciò rende più forte il legame familiare, ed andrebbe ad escludere quei tentativi che molti ragazzi fanno oggi per rappresentarsi in maniera, apparentemente, più coerente il vissuto quotidiano, lasciandosi spesso trascinare dallo 'spirito' di gruppo, anziché riflettere per conto proprio. E questo, con i suoi possibili correlati negativi, potrebbe essere risolto in anticipo, creando un buon rapporto tra genitori e figli, dove i rispettivi ruoli siano ben definiti, ma senza una deriva autoritaristica, bensì con l'etica e l'autorevolezza che il già vissuto di adulti dovrebbe comportare, però con una dimensione di ascolto e supporto reale, non pregiudiziale, alle difficoltà che ogni soggetto che percorre la 'via di mezzzo' dell'età potrebbe trovarsi ad affrontare.

Valentina Pianelli

 

03 Agosto 2017 16:30 - Ultimo aggiornamento: 03 Agosto 2017 16:30
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