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CULTURA&SPETTACOLO

Napoli: Si presenta a Marano "Nemici Fraterni" di Alfredo Alvino

22 Febbraio 2024 12:02 —

Nemici Fraterni è il titolo dell’ultimo romanzo di Alfredo Alvino, edito dalle Edizioni dell’Ippogrifo, che verrà presentato sabato 24 febbraio 2024, alle ore 17.30, presso la Sala Cavallo del Municipio di Marano.

Il romanzo esordisce nell’anno 1848 e volge all’epilogo con la battaglia del Volturno. Narra la storia delle fortune, del dolore e degli amori di Federico e Turillo. Ambientata alle porte di Napoli, nel fondo A’ Melella, proprietà del conte Ruotolo di Chiaiano. Tra i figli del conte e i figli dei coloni regna la promiscuità. Senza distinzione di lignaggio, i ragazzini formano un gruppo di spensierati coetanei, culla del rapporto fraterno tra Federico, figlio maggiore di un colono e Turillo, figlio del conte. Il passare degli anni e l’avvio di Turillo alla carriera militare determinano un primo inevitabile distacco tra i due, ma sarà poi un gravissimo fatto di sangue, a far sì che i due amici prima fraterni, diventino nemici mortali. L’uno, Federico, costretto a darsi alla macchia, braccato dall’altro, Turillo, ormai parte della Gendarmeria borbonica. Nel frattempo gravi eventi storici, lo sbarco di Garibaldi e dei Mille a Marsala e la guerra che ne deriverà, cambieranno le carte in tavola. La lunga e articolata fuga porterà Federico sulla strada di un amore, pur complicato e ricco di ostacoli, e all’incontro con il Fungiaro, uomo d’esperienza, che saprà fargli da maestro, accompagnandolo fino alla fine del romanzo. Turillo diventerà ufficiale della Cavalleria borbonica, Federico si aggregherà alle truppe garibaldine. Entrambi, alla fine, si ritroveranno schierati l’uno contro l’altro, su due fronti diversi, nella drammatica battaglia del Volturno. Si intrecciano, nel nuovo romanzo storico di Alfredo Alvino, in un contesto di microstoria preunitaria, analisi sociale, vicende umane complesse e singolari, tensione emotiva e introspezione psicologica.

Alla presentazione dopo i saluti di Carmen Bocchetti, assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Marano di Napoli, dialogherà con lo scrittore Michele Brandi Bisogni.

La voce di Chiara Alvino interpreterà alcune pagine del romanzo.

L’evento è organizzato dalla casa editrice Edizioni dell’Ippogrifo in collaborazione con il Comune di Marano di Napoli.

L’Autore

Nato (Napoli, 1951) marito di Angela e padre di Chiara, è stato avvocato presso l’Avvocatura Regionale della Campania ed è autore di romanzi e racconti.
Cresciuto nel cuore della sua città natale, tra Porta Grande a Capodimonte e via Salvator Rosa, vive a Marano di Napoli. Appassionato di rugby, da giovanissimo ha giocato con il C.U.S. Partenope Rugby. Negli anni degli studi universitari ha suonato la batteria nei locali cittadini. All’impegno forense ha unito la passione per la narrativa ottenendo numerosi riconoscimenti: è autore del romanzo storico Il Disertore (Edizioni Eracle, 2011), del romanzo Gli odori del bosco (Edizioni Creativa Le Pleadi, 2018), della raccolta di racconti Autunno Napoletano (Edizioni CTL, 2020). Nell’ambito della letteratura teatrale si è dedicato alla traduzione in vernacolo napoletano della commedia di Joseph Kesselring Arsenico e vecchi merletti, con il titolo E’ signurine Bruschetti, e della pièce francese La Presidentessa di Charles Maurice Henne-quin e Pierre Veber, con il titolo A’mugliera d’o Presidente.

Uno stralcio del romanzo

“L’alito caldo del vento carezzò lievemente le spighe di grano agitandole, il loro fruscio interruppe il silenzio del campo inondato dal sole. La voce di una donna chiamò un nome da un casale lontano, ma si perse nell’aria afosa. Era l’estate del 1848. Il campo, detto ’a Melella, quasi tutto coltivato a grano, sorgeva poco fuori il paese di Chiaiano, vicino Napoli, era bellissimo, pianeggiante, rigoglioso, fitto di piante, un lungo rettangolo che si apriva tra due interminabili filari di alberi di melo, altra fonte di ricchezza di quella terra. Alberi non troppo alti, ma pregiati, che producevano ogni anno svariati quintali di mele dette ‘annurche’, piccole, dolcissime, profumate, orgoglio e vanto del proprietario di tutto quel terreno: Don Gaetano Ruotolo, che aveva ereditato da suo padre quella terra, le case, due scuderie, una cospicua somma di danaro ed il titolo nobiliare di conte”.

Considerazioni dei lettori

(di Roberto Ritondale) (ANSA) - NAPOLI, 22 FEB - (ALFREDO ALVINO, "NEMICI FRATERNI", EDIZIONI DELL'IPPOGRIFO, PP 330, EURO 18)

Due ragazzi crescono insieme nel fondo ‘A Melella di Chiaiano e diventano amici fraterni, benché uno sia figlio di un conte e l'altro di un colono. Ma poi, prima a causa di un omicidio e poi per la guerra che contrappone l’esercito borbonico e i garibaldini, si allontanano diventando acerrimi nemici.

Fino a ritrovarsi, in modo inaspettato e drammatico, alla fine del libro. È la storia di Salvatore detto Turillo, figlio del conte Ruotolo, e di Federico, figlio del colono Filippo Salvio: sono loro i protagonisti principali dell’ultimo romanzo di Alfredo Alvino, "Nemici fraterni" (Edizioni dell’Ippogrifo) ambientato tra le province di Napoli e Caserta. Il periodo è quello che va dalla torrida estate del 1848 alla battaglia del Volturno tra garibaldini e truppe borboniche dell'autunno del 1860.
Arricchito da altri personaggi ben delineati (in particolare i genitori dei ragazzi, su tutti Filippo Salvio e la sua amante Emma), il romanzo è avvincente, ricco di sfumature e di riferimenti storici precisi, di amori corrisposti e infelici, di gelosie e vendette alimentate dall'odio. Un odio, come scrive l'autore, che “è un veleno che aggredisce la mente, senza dare scampo a nessuno”.

Interessante anche la rilettura storica del periodo, confortata dalla comparsa sul finire del romanzo di un personaggio realmente esistito, il brigante Alfonso Cerullo di Marano, rimasto sempre fedele ai Borbone e condannato a 25 anni di galera nel 1863. “Furono sbrigativamente definiti briganti”, scrive l'autore, secondo il quale furono invece spesso dei “patrioti pronti a morire pur di salvare il Sud da un’invasione militare”.

Alfredo Alvino, nato e cresciuto a Napoli, vive attualmente proprio a Marano. È stato avvocato presso l'Avvocatura Regionale della Campania ed è autore di svariati romanzi e racconti. (ANSA).

Dopo Il Disertore e Gli Odori del Bosco l’autore Alfredo Alvino ci sorprende con un nuovo romanzo storico che trova i suoi punti focali nella guerra tra I Borbone, i Piemontesi e i Garibaldini non dimenticando le differenze sociali, le amicizie, i drammi e l’Amore. Nemici Fraterni è un libro di grande intensità emotiva, che farà schierare il lettore da una parte o dall’altra, soprattutto nelle questioni di cuore; immergendolo nelle vicende narrate tra l’estate del 1848 e il 1860. Questa immersione è frutto della bella scrittura, fluida ed elegante, di Alfredo Alvino, che riesce a proporci un racconto asciutto e senza sbavature, mai tedioso, ben elaborato, conseguenza, sicuramente, di tanto studio e ricerche. L’autore, infatti, riesce a trasportarci ed a travolgerci emotivamente non solo nella drammatica battaglia del Volturno, ma in tutto quel periodo storico che coincide con lo sbarco di Garibaldi e dei Mille, alle battaglie Borboniche, fino al Brigantaggio, in un Italia che si avvia all’Unità. Tutto questo, però, dalla prospettiva della provincia di Napoli: tra amori fulminei ed intensi, tra i segreti dei suoi notabili, i massacranti e logoranti lavori dei Coloni terrieri, le ambizioni dei Gendarmi e dei Soldati dell’Esercito de I Borbone; ma soprattutto tra uomini sanguigni e di alta nobiltà d’animo contro vigliacchi malfattori e assassini di ogni casta. Non manca nulla nella vicenda raccontata: amore, odio, gelosie, fraintendimenti, vendette, differenze sociali e politiche, guerre e quindi cambiamenti. È decisamente un libro ricco di suspense, è un dramma storico e psicologico che sa sorprendere e coinvolgere il lettore con un ritmo incalzante, dove Eros e Thanatos, i due impulsi che dominano lo spirito di ogni uomo, sono magistralmente esposti allo sguardo del lettore e lo avvolgono in continuo scambio per tutto il racconto. Federico e Turillo, i Nemici Fraterni del romanzo, sono i due personaggi principali su cui viene cucita tutta la storia ma anche a tutti gli altri personaggi, che incroceranno il loro cammino, sarà dato ampio spazio e tanta cura. Un occhio attento, inoltre, non potrà non notare come l’autore, in vie parallele, ci rammenterà anche delle condizioni della donna, nobile o contadina che sia, nel periodo narrato e di quanto l’istruzione o meglio il solo saper leggere, scrive e far di conto, sappia fare la differenza tra la vita e la morte sia per un uomo che per una donna. Trecentotrenta pagine in cui viene riportata una storia comune a tanti uomini e donne in un’epoca che sta per tramontare e che sta lasciando spazio ad un altro tempo, un tempo nuovo, con il suo carico di aspettative e speranze. (Luigia Chianese, Books Blogger)

Nel cuore della Napoli borbonica con Alfredo Alvino

Storia di fuga e di crescita, di ingiustizie e di amori, il romanzo “Nemici fraterni” – recentissima pubblicazione dell’avvocato napoletano Alfredo Alvino per Edizioni dell’Ippogrifo dipana la vicenda di due giovani, Federico e Turillo, cresciuti insieme in una terra ospitale nonostante le numerose contraddizioni e che finiscono per allontanarsi inesorabilmente, complice un sostrato sociale rigido che impone loro le sue leggi. Alvino, che esercita presso l’Avvocatura della Regione Campania, non è nuovo al mondo editoriale: ha già pubblicato, in passato, due raccolte di racconti, “Le figurine dell’età felice” e “Autunno Napoletano”.

Indice

I TEMI E LO STILE UNA CONCLUSIONE CHE RIACCENDE IL DIBATTITO

Di quest’ultima silloge fa parte “Il vicolo”, che è valso all’autore il premio letterario I Porti Sepolti. Al 2011 risale invece “Il disertore”, la storia - sempre di ambientazione rurale partenopea - di due amici, che affrontano insieme fortune e sventure andando incontro ad amori e, talvolta, a sofferenze. Anche stavolta l’amicizia ha un posto speciale nei fatti narrati: un sentimento che si carica di chiaroscuri e arriva a tingersi addirittura di odio. “Nemici fraterni” comincia nel fatidico 1848: a Chiaiano, nel fondo denominato affettuosamente A’ Melella, di proprietà del conte Ruotolo – padre di Turillo – la famiglia di Federico lavora instancabilmente, cercando di vivere dignitosamente. Sullo sfondo incontaminato di una natura materna che asseconda i bisogni dei suoi operosi abitanti, i due ragazzi, assieme a un gruppo di coetanei, vivono un’infanzia spensierata, scandita dalla ricorrente filastrocca «Guarda ‘a luna…guarda ‘e stelle». Quando Ruotolo deciderà che per il suo primogenito è giunta l’ora di intraprendere la carriera militare, Turillo si allontanerà dal caro compagno di giochi; la frattura, col sopraggiungere di alcuni drammatici episodi, diverrà presto insanabile.

I TEMI E LO STILE

Lo stile semplice e diretto si sposa con l’indole dei personaggi: la narrazione, oltre a svelarne i punti di vista, si arricchisce di toponimi evocativi e dialoghi in lingua napoletana. Accanto alle vicissitudini dei protagonisti, emergono i ritratti forse anche più nitidi degli altri abitanti, le cui storie sono foriere di interessanti suggestioni. È il caso dei personaggi femminili, che vivono spesso condizioni subalterne eppure restano aggrappati alla propria identità: tra queste Emma De Biase e Titella, che non rinunciano a sognare l’amore. A fare la differenza è poi sicuramente la sensibilità di Iennaro – giovane ingenuo che riesce a riscattarsi dai pregiudizi e a sposare la ragazza amata. In un sistema non certo estraneo alla corruzione, la giustizia è ben rappresentata da Tammaro Beneduce, Delegato di Polizia che si contrappone con l’ingegno a tutti coloro che cercano di circuire le autorità. Così come acquisiscono rinnovata dignità personaggi che, a causa di malaugurate coincidenze, sono finiti dietro le sbarre: don Nicola, compagno di cella di Iennaro per qualche tempo, non gli negherà il suo ascolto e i suoi preziosi consigli.

UNA CONCLUSIONE CHE RIACCENDE IL DIBATTITO

«Infatti, in quel maggio del 1860, tanto odoroso e primaverile, dallo scoglio di Quarto, un pugno di uomini dalla Casacca rossa era partito alla volta della Sicilia, era cominciata l’epopea garibaldina». Le pagine conclusive virano precipitose verso la battaglia del Volturno, trascinando i protagonisti ormai adulti verso la resa dei conti. Dichiaratamente un prodotto dell’immaginazione dell’autore, “Nemici fraterni” si insinua – per la sua vocazione di romanzo storico – tra i momenti salienti del Risorgimento italiano in area meridionale, avanzando una rilettura che si mescola alla finzione e prova a investire i garibaldini di una luce diversa. Una questione sollevata da tempo e, per alcuni, ancora aperta, che vede fronteggiarsi versioni contrapposte degli eventi, soprattutto in merito al presunto genocidio di Fenestrelle – cui Alvino fa riferimento – storicamente non attestato. Se il dibattito può continuare nelle sedi opportune, resta però interessante il tentativo – da parte dell’autore – di far riflettere sul potenziale rovescio della medaglia che qualsiasi rivolgimento storico reca con sé. (Annateresa Mirabella su Informare on line)

“Da Edizioni dell'Ippogrifo, il romanzo storico Nemici fraterni di Alfredo Alvino ripercorre fatti che avvennero al termine del potere borbonico a Napoli. Era il 1848, Federico e Turillo, benché d’estrazione sociale molto distante sono amici per la pelle, ma un gravissimo fatto di sangue fa sì che i due diventino nemici mortali. Nel frattempo sbarca Garibaldi a Marsala e i due si ritrovano ognuno in uno schieramento opposto, e saranno l’uno contro l’altro nella drammatica battaglia del Volturno” (Claudio Ciccarone, Il Leggilibri del  TGR Campania).

La casa editrice

Siamo nati a Sarno, in provincia di Salerno, nel 1985, ma le nostre radici erano altrove: nel Cilento a Camerota. La creatura leggendaria che ci rappresenta, l’Ippogrifo, un po’ grifone e un po’ cavallo esprime la nostra doppia e composita anima editoriale.

Appena nati, ci siamo dedicati, per volontà dei fondatori Giovanni e Francesco Ciociano, soprattutto, alla Storia Locale di queste due terre: il Cilento e l’Agro nocerino-sarnese, così vicine geograficamente, ma così lontane culturalmente. In particolare, Giovanni amava raccontare le storie del luogo che gli aveva dato i natali. Con il passar del tempo, la passione per la storia locale è divenuta dapprima amore per la microstoria e, più tardi, per la storiografia.

Nel frattempo, però, il nostro eccezionale destriero ci ha condotti in terre inesplorate. Abbiamo pubblicato volumi di narrativa e di poesia, gialli di autori emergenti. Dal 1997, ci occupiamo di enogastronomia, cogliendo le connessioni fra il cibo e la cultura dei nostri territori. Al Cilento abbiamo dedicato una collana di letteratura da viaggio.

Altri viaggi compiremo con il nostro destriero alato. Siamo certi che il viaggio di ritorno ci farà rincasare con più curiosità.

https://edizionidellippogrifo.it/

22 Febbraio 2024 12:02 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio 2024 12:02
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